apro la porta, deciso, senza bussare. stanza uguale, luce azzurrina, disposizione dei mobili identica. la poltrona, un poco più inclinata della precedente, alloggia una persona di mezza età. in mano ha un volante, ancorato al tavolo; sul braciolo sta una leva, che scatta ad ogni mossa della mano: avanti, indietro, avanti avanti avanti. poi di nuovo. indietro, indietro indietro, avanti.. ad ogni scatto il klack!
é secco, la mano é accompagnata dal braccio, che si sposta per qualche istante dal volante, che veloce scatta qui e là. l'odore é molto acre e stagnante.
nell'aria una musica forte, frammentata e mischiata al sono di un grosso motore.
<hei, che ci fai qui? non é mica l'ora> dice l'uomo, senza scomporsi.
"sono qui perché mi ci ritrovo, non verrei certo in questa trappola se avessi scelta"
gli occhi si distraggono una frazione di secondo, mi guardano, l'attimo dopo sono sullo schermo, l'uomo scala tre marce, poi sterza e accelera, mi accorgo che i piedi sono appoggiati ai pedali.
<senti> mi fa. <siediti qui in parte, usa il tavolino>
mi guardo attorno. la musica, ripetitiva nella base ma molto elaborata, mi cattura. trovo il tavolino in parte al letto e mi siedo alla sua destra,
si, la porta é a portata di qualche salto.
ed é alla mia sinistra, perché la porta era quella di destra.
La musica, unita alla spettacolare grafica dell'enorme schermo, mi rapisce lo sguardo. la vettura, una subaru impreza, scorre come l'acqua in impervi sentieri di montagna. l'uomo si muove poco, a scatti, rapidamente, solo le braccia ed il polso sembrano rilassati: fluidamente girano il volante qui e là. La vettura procede spedita.
<accendimi una sigaretta e passamela, io non posso>
accendino e pacchetto sono sul tavolo, ce anche un posacenere, ma é vuoto.
in silenzio, seguo la prfezione della guida, la magia dei dettagli: ogni cosa é resa meravigliosamente. finita la sigaretta, l'uomo la sputa.
<é una endurance, non posso mollare. ancora un'oretta e ci siamo.Tu cosa ci fai qui, nel mondo dello spirito? ma la domanda che più mi preme farti é: perché proprio qui?>
"bhe, 800 era un buon numer.."
<no, no, perché sei qui, in questa città> mi interrompe secco. la sua domanda mi pare una apertura a scacchi. devo essere sincero.
"Si tratta di un sogno guidato. cerco di indagare in me immaginando la mia mente come qualcosa di concreto, in cui posso viaggiare"
<vai avanti>
"bhe, questa é la prima volta che vedo questo posto. e opi é tutto così vivido.. stavo cercando qualcosa, qualcosa che non mi lascia scegliere quel che voglio, e sono finito qui"
ci fu una pausa, una pausa feroce. la musica, martellante, era gelida.
<che sciocco. perché hai dovuto metterti in testa di scavare così, a casaccio? se vuoi trovare qualcosa allora é giusto cercarla, ma tu ti sei messo a cercare l'altra tua metà>
"e allora?"
<e allora, mio caro, non hai capito che la tua mente é spirito, ed il tuo spirito é solo il riflesso dello spirito della tua gente. tu ti sei messo in mezzo ad una tormenta. Devi sapere che il grande spirito esiste dentro ogni esistenza, e viaggia, cammina e si sposta tra esse. é un luogo, é una persona, é dio, é nulla, é distruzione, é tutto. Il tuo compito é di ascoltarlo, non di prenderne parte, perlomeno in vita. >
... "quindi tu saresti morto?"
<io non sono. io sono una rappresentazione di una infinitesima parte dello spirito con cui tu sei venuto a contatto, io sono solo una pennellata di un dipinto. quello che devi capire é che ora che sei qui, devi trovare il modo di andartene. >
i suoi movimenti erano tesi, il suo viso, illuminato d'azzurro, era umido.
< palazzo 63, stanza 42. vai là. e vacci immediatamente o ti perderai. non sprecare tempo, immaginala e basta, e ti troverai là. >
"ma"
<ti do una mano. chiudi gli occhi. la stanza é uguale. é vuota. Il computer che troverai é pressapoco come il mio, lo troverai già acceso. appena arrivato cerca la cartella yyy4569898236.h e digita la password>
mentre immagino la stanza, é come se questa venisse a me. non sento più odore, l'uomo lascia posto ad una sedia nera, lo sgabello é a posto. poi lui spegne la musica.
improvvisamente sento mancare l'appoggio sotto di me, e cado sul pavimento. l'uomo non ce più, la musica nemmeno. sono nella 42. sarà a destra o a sinistra del corridoio?
voglio volare, volare a pedali. immagina la polvere, immagina l'aria ed il vento. da dove vieni, piccolo batuffolo? immagina di volare, di cadere leggero. mi sento già trasportato dal vento, mi sento già dissipato nell'infinità di un attimo. immagino di volare, di saltare dopo aver passato il confine stringendomi in piccole scale, scale di legno, strette quanto l'ombelico. lisce le pareti, accarezzano le mani ed i fianchi. un attimo solo, e corre veloce il treno per le pianure di polvere. polvere bella, polvere profumata, polvere come solo un fiore può farne. quante cose non vedo, quanta luce si accumula negli angoli delle cose, e quanta ne sposto con il mio soffio. chi sono? mi domandavo tempo fa. cosa sono? mi domando ora. la polvere, intanto, ristagna nella casa, e vuol scappare. energia, gravità, forza forte e debole. tutte cose trasportate. la luce, è quindi un fiume senza letto?